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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 30
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originale
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[30] Iam de Platonis inconstantia longum est dicere, qui in Timaeo patrem huius mundi nominari neget posse, in Legum autem libris, quid sit omnino deus, anquiri oportere non censeat. Quod vero sine corpore ullo deum vult esse (ut Graeci dicunt asomaton), id, quale esse possit, intellegi non potest: careat enim sensu necesse est, careat etiam prudentia, careat voluptate; quae omnia una cum deorum notione conprehendimus. Idem et in Timaeo dicit et in Legibus et mundum deum esse et caelum et astra et terram et animos et eos, quos maiorum institutis accepimus. Quae et per se sunt falsa perspicue et inter se vehementer repugnantia
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traduzione
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30. Troppo lungo sarebbe poi il discorso sulle contraddizioni di Platone. Nel Timeo nega che si possa attribuire
un nome al padre di questo universo e nelle Leggi ? dell'opinione che non si debba indagare nel modo pi? assoluto sulla
natura della divinit?. Inoltre la sua affermazione secondo la quale la divinit? sarebbe del tutto incorporea (i Greci usano
il termine asomaton) ? assolutamente incomprensibile: mancando di corpo la divinit? verrebbe ad essere priva di ogni
rapporto sensibile col mondo, di ogni capacit? di prevenire gli eventi, di ogni sensibilit? al piacere, di tutte quelle
qualit? cio? che noi riteniamo facciano tutt'uno con la nozione stessa di dio. Sempre nel Timeo e nelle Leggi afferma
per? che il mondo, il cielo, gli astri, la terra, le anime, sono altrettanti d?i e ad essi aggiunge quelli consacrati dalla fede
tradizionale: tutte affermazioni che oltre ad essere di per s? evidentemente false, sono in flagrante contraddizione fra d?
loro.
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